144-148

[144] RIVELAZIONE,

[145] ANELLO INVALICABILE,

[146] SANAT KUMARA,

[147] SANNYASIN,

[148] SCUOLE DI OCCULTISMO

[144]

RIVELAZIONE

(1) Negli ultimi periodi del ciclo d’incarnazione nei quali l’uomo oscilla fra le paia di opposti e, discriminando, diviene consapevole della realtà e dell’irrealtà, si rende sempre più conto nella sua mente di essere un’Esistenza immortale, un Dio eterno, una parte dell’Infinito. Anche il legame fra l’uomo fisico e il Reggente interiore diviene sempre più chiaro, fino alla grande rivelazione. Giunge allora un momento in cui si trova coscientemente faccia a faccia con il suo vero Sé e sa di essere quel Sé in realtà e non solo teoricamente; è cosciente del Dio interiore, ma non con l’udito o ascoltando la voce interiore che dirige o governa, chiamata “voce della coscienza”. Ora il riconoscimento avviene con la vista e la visione diretta. Ora non risponde soltanto a ciò che ode, ma anche a ciò che vede. (1 - 113).

(2) Dal tempo del Cristo gran parte della vera rivelazione è giunta al mondo tramite la scienza… Quando sono fondamentali, le rivelazioni scientifiche sono altrettanto divine di quelle religiose, ma entrambe sono state prostituite al servizio delle pretese umane. È vicino il tempo in cui la scienza dedicherà ogni sforzo a guarire le piaghe dell’umanità e a costruire un mondo migliore e più felice.

Sebbene spesso focalizzate tramite un singolo uomo, le rivelazioni scientifiche sono risultato di ricerche e attività di gruppo più di quelle religiose. La rivelazione, dunque, avviene in due modi:

1. Mediante lo sforzo, l’aspirazione e i conseguimenti di qualcuno così prossimo alla Gerarchia e permeato di coscienza divina da poter accogliere un messaggio diretto dalla divina Sorgente centrale. Fa parte dei grandi Intuitivi ed opera liberamente nel mondo delle Idee divine. Conosce bene la propria missione, sceglie deliberatamente la sfera di attività e individua la verità o le verità che ritiene appropriate alle esigenze dell’epoca. È Messaggero dell’Altissimo, conduce una vita di servizio drammatica e interessante, e negli eventi della sua vita presenta i simboli di verità basilari già rivelate, ma che vividamente incarna.

2. Mediante l’opera di un gruppo di ricercatori (di ogni paese) i quali, insieme, cercano luce sui problemi della manifestazione, o qualche mezzo per alleviare le sofferenze, giunge una rivelazione. L’indagine così compiuta spesso eleva sulle ali dell’aspirazione, inconscia, qualcuno di loro, che allora penetra nel mondo delle idee divine e vi scopre il desiderato rimedio, o una spiegazione a lungo cercata, svelando per intuito un segreto a lungo studiato. Se d’importanza primaria, una scoperta è una rivelazione quanto le verità esposte dai Maestri. Chi potrebbe asserire che l’affermazione: “Dio è Amore” abbia maggior valore dell’altra: “Tutto è energia”?

Il decorso successivo della rivelazione è il medesimo in entrambi i casi e l’illusione la avvolge ma, e vi prego di riflettervi, attorno alle rivelazioni della scienza se ne accumula meno che non attorno a quelle chiamate verità spirituali. In parte ciò si deve al fatto che l’ultima grande rivelazione fu data dal Cristo duemila anni fa e da allora la mente umana, e la sua reazione alla verità, sono molto migliorate. Inoltre le rivelazioni scientifiche sono in gran parte risultato di tensione di gruppo, focalizzata in un intuitivo, e in tal modo restano protette. (10 - 187/9).

(3) Si va di luce in luce, di rivelazione in rivelazione, finché si va dal regno della luce in quello della vita che è, per noi, ancora totalmente oscuro.

La crescita della luce determina una serie di rivelazioni sempre maggiori le quali, come ogni altra cosa nel mondo dell’esperienza umana, dispiegano davanti agli occhi prima di tutto le forme, poi gli ideali, e infine la natura dell’anima, delle idee e della divinità. Sono solo alcuni dei termini che incarnano la rivelazione e ne simboleggiano il carattere. Ma tutte non sono che un’unica grande rivelazione che lentamente appare all’umanità. La luce del sé personale inferiore rivela il mondo della forma, della materia, dell’istinto, del desiderio e della mente; la luce dell’anima rivela il rapporto fra queste forme di vita col mondo senza forma e il conflitto fra il reale e l’irreale. La luce dell’intuizione rivela alla visione dell’anima nella personalità la natura di Dio e l’unità del Tutto. L’irrequietezza del desiderio materiale, che cerca appagamento nei tre mondi, alla fine è sostituita dall’aspirazione al contatto con l’anima e alla sua vita. A sua volta ciò viene inteso come un passo verso grandi esperienze fondamentali, le cinque iniziazioni maggiori. Queste rivelano il fatto, prima non realizzato, che l’uomo non è un essere separato, e il rapporto fra la volontà individuale e quella divina. (10 - 205/6).

(4) Il Mistero delle Età sta per essere svelato e con la rivelazione dell’anima lo sarà anche il mistero che essa cela. Le sacre scritture del mondo, come sappiamo, hanno sempre profetizzato che alla fine dell’era avremo la rivelazione di ciò che è segreto e vedremo emergere alla luce del giorno ciò che fino allora era nascosto e velato. Il ciclo attuale è appunto la fine dell’era, e nei prossimi duecento anni la morte, come è compresa ora, sarà abolita, e verrà stabilito il fatto dell’esistenza dell’anima. Questa sarà conosciuta come un’entità, come l’impulso motivante e il centro spirituale sottostante ad ogni forma manifesta. (14 - 96).

(5) Tutto il sistema della rivelazione occulta o esoterica poggia su questa mirabile dottrina di interdipendenza, di collegamento cosciente, predisposto e attuato, di trasmissione d’energia da uno ad altri aspetti della manifestazione divina; ovunque e in ogni cosa l’energia circola, si trasmette, passa da una forma all’altra, ma sempre tramite un apparato adatto. (17 - 615).

(6) Il proposito sottostante alla rivelazione… . Dietro a tutte le successive rivelazioni della divinità lungo le età, c’è un proposito pieno di significato: sono e si dimostreranno tutte degli aspetti della grande Rivelazione. È tramite i processi della rivelazione che la divinità sta lentamente albeggiando nella coscienza umana. (18 - 241).

(7) L’obiettivo del processo evolutivo al quale devono sottomettersi tutte le vite del nostro pianeta è stato di sviluppare questa sensibilità che renderà possibile la rivelazione, e si potrebbe dire che (da un punto di vista definito) lo scopo di tutta l’esperienza è stato la rivelazione — ogni rivelazione “portando l’iniziato più vicino al Cuore del Sole, dove tutte le cose sono conosciute e sentite, e tramite il quale tutte le forme, tutti gli esseri e tutte le cose possono essere inondate d’amore”. Riflettete su queste parole, perché la corrispondenza microcosmica del fatto macrocosmico è piena di valore istruttivo. Abbiate cura che “ogni lezione imparata ogni giorno, ogni rivelazione afferrata e capita, renda il vostro cuore pieno d’amore e vi metta in grado d’amare il prossimo con calore ardente”. (18 - 727/8).

(8) Vi furono molte rivelazioni del proposito divino lungo le età, ognuna delle quali modificò in modo unico il punto di vista e il modello di vita per tutti gli uomini. (13 - 543).

(9) L’iniziato, una volta penetrato fin dove la rivelazione è possibile, raggiunge automaticamente la necessaria fissazione, la concentrazione, l’equilibrio, la polarizzazione e la focalizzazione che gli permetteranno di tradurre in termini e simboli ciò che gli è stato rivelato, in modo da trasmetterne il significato “all’intellighenzia” con la quale lavorano principalmente tutti gli iniziati. (6 - 312).

(10) La rivelazione prorompe raramente in tutta la sua bellezza completa nella coscienza del discepolo; è un processo di sviluppo graduale e costante. (6 - 321).

(11) La rivelazione, non è solamente prerogativa e ricompensa dell’iniziato che si va realizzando, ma adotta sempre di più nuove forme e nuovi significati per i Maestri Che hanno raggiunto la realizzazione. (6 - 351).

(12) UN CATECHISMO:

Che cosa vedi, o discepolo sul Sentiero?

Nient’altro che me stesso, o Maestro della mia vita.

Osserva te stesso più attentamente e rispondi di nuovo. Cosa vedi?

Un punto di luce che aumenta e decresce e rende più buie le tenebre.

Guarda nell’oscurità con desiderio intenso e, quando la luce splende, cogli l’opportunità. Cosa appare adesso?

Una vista orrenda, o Maestro della mia vita. Non mi piace. Non è vero. Non sono questo o quello. Quella cattiva cosa egoista non sono io. Io non sono quello.

Accendi la luce con volontà e potenza e con ardente desiderio e poi parla della visione che forse ne verrà. Cosa vedi?

Al di là delle tenebre, rivelatemi dalla luce, vedo una forma radiosa che mi fa cenno. Cos’è questo Essere che sta benevolo nell’oscurità e nella luce? È, o può essere, il mio sé?

Cosa si palesa alla tua vista mentre stai sulla Via, o discepolo stanco ed esausto e tuttavia trionfante nella luce?

Una splendente forma radiosa che è il mio Sé, la mia anima. Una figura oscura e tetra eppure antica e saggia, sperimentata e triste. Quest’ultimo è il mio sé, il sé inferiore, la mia antica apparenza, provata sui sentieri del vivere terreno. Queste due stanno una di fronte all’altra e in mezzo c’è il terreno ardente... Si muovono e si fondono... Il Sentiero giunge alla fine. La Via si inoltra in avanti. La visione è raggiunta e nella luce appare la realtà.

Cosa puoi rivelare ora, o Servitore sulla Via?

La rivelazione passa tramite me, o Signore di Vita. Io non la vedo.

Perché non puoi vederla? Cosa ne impedisce la percezione?

Niente mi ostacola. Non cerco la visione perché ho visto. Il mio compito è rivelare. Non cerco niente per me stesso.

Cosa ti si offre per essere rivelato? Cos’hai da rivelare?

Soltanto quello che è esistito per eoni ed è sempre stato qui. L’Essenza Una della Presenza; l’area dell’amore; il vivente, amante, sapiente, inclusivo Uno che include tutti ed è tutto e nulla esclude.

A chi deve essere fatta questa rivelazione, o Servitore del mondo delle cose viventi?

A tutti coloro che sono avvolti dalla vivente, amorevole Presenza; a tutti quelli che, anche se inconsapevolmente, conservano quella Presenza e persisteranno per sempre —come quella Presenza.

E chi sono quelli che vivono entro questa Presenza, ma non lo sanno?

Essi sono me stesso e te, anche se sono me stesso e tutti coloro che incontro. È colui che è in ogni forma, e che forse pensa che quella forma è tutto; che vivendo così nel tempo e nello spazio non vede la luce o vita entro la forma, che si nasconde dietro i veli, fra il quattro e il cinque (i quattro regni della natura e il regno di Dio. A.A.B.) e non vede nient’altro. A loro io devo rivelare la verità.

Come assolverai questo compito, tra tutti il più difficile, o discepolo trionfante?

Lasciando vedere che io stesso sono la verità; vivendo come un frammento di questa Presenza e vedendo tutti come sue parti. E così la rivelazione è portata nel quarto tramite il quinto. (18 - 302/3).

Vedi anche: "Insegnamenti sull'iniziazione" (6 - 241/439) e (6 - 438/9, 443)

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[145]

ANELLO INVALICABILE

L’anello invalicabile è la barriera che delimita, agendo da separazione o divisione tra un sistema e ciò che gli è esterno… L’anello invalicabile agisce da impedimento solo per chi è poco evoluto, ma non costituisce più una barriera per i più progrediti. (3 - 110/1).

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[146]

SANAT KUMARA

(1) A capo di tutto ciò che interessa il pianeta, dirigendone tutta l’evoluzione, vi è il RE, il Signore del Mondo, Sanat Kumara…. Suoi cooperatori e consiglieri sono i tre Buddha Pratyeka o d’Attività, ed insieme costituiscono l’incarnazione del Volere attivo, intelligente ed amorevole… Intorno al Signore del Mondo, ma ritirati ed esoterici, vi sono altri tre Kumara, ed abbiamo così i sette della manifestazione planetaria. (1 - 38/9).

(2) Il Signore del Mondo, l’Unico Iniziatore, Colui che nella Bibbia è chiamato “l’Antico dei Giorni” e nelle Scritture indù il “Primo Kumara”, Sanat Kumara, è Colui che dal Suo trono a Shamballa, nel deserto di Gobi, presiede alla Loggia dei Maestri e tiene nelle proprie mani le redini del governo di tutti e tre i dipartimenti. Detto in alcune Scritture “il Grande Sacrificio”, Egli ha scelto di vigilare sull’evoluzione degli uomini e dei deva fino a che tutti siano “salvati” in senso occulto. Egli decide gli “avanzamenti” nei diversi dipartimenti e stabilisce chi occuperà i posti vacanti; quattro volte all’anno convoca tutti i Chohan ed i Maestri ed autorizza ciò che dovrà essere eseguito per favorire i fini dell’evoluzione. (1 - 106).

(3) Il Signore del Mondo presenzia a tutte le iniziazioni, ma alle prime due è in una posizione simile a quella dell’Osservatore Silenzioso quando, alla terza, quarta e quinta iniziazione, Sanat Kumara fa prestare giuramento. Il Suo potere fluisce e il risplendere della stella davanti all’iniziato è il segno della Sua approvazione, ma questi non Lo vede faccia a faccia fino alla terza iniziazione. (1 - 107).

(4) Sanat Kumara ed i suoi tre allievi, avendo conseguito l’iniziazione più alta possibile nell’ultimo grande ciclo, ma avendo da fare ancora (dal loro punto di vista) un altro passo, si offrirono al Logos planetario del loro Raggio come “punti focali” della Sua forza, in modo ch’Egli potesse così affrettare e perfezionare i Suoi piani sulla Terra nel ciclo di manifestazione…

Sono adombrati dal Logos planetario, ed Egli opera direttamente come Iniziatore (nei riguardi dell’uomo) attraverso Sanat Kumara, e nei tre regni della natura attraverso i tre Buddha di Attività di modo che Sanat Kumara si occupa direttamente dell’ego sul piano mentale, ed i suoi tre Allievi si occupano degli altri tre tipi di coscienza di cui l’uomo è il compendio. Nel momento dell’iniziazione (dopo la seconda) Sanat Kumara diviene il portavoce diretto e l’agente del Logos planetario. (3 - 751/2).

(5) Sanat Kumara ed i suoi allievi sono nella forma fisica, ma non hanno preso dei corpi fisici densi. Lavorano sui livelli vitali eterici e dimorano in corpi eterici… Perciò Sanat Kumara è il Logos planetario e tuttavia non lo è. (3 - 753).

(6) È stato affermato che centoquattro Kumara vennero da Venere sulla Terra; il numero preciso è centocinque, se si conta l’Unità sintetizzante, lo stesso Signore del Mondo. Con Lui rimangono ancora i tre Buddha di Attività. (3 - 387).

Vedi anche: "Shamballa" e (6 - 286/7).

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[147]

SANNYASIN

(1) Alcuni, nel mio gruppo, sono prevalentemente chiamati a vivere la vita del sannyasin, cioè di chi, compiuti i suoi doveri di studio, di famiglia, di lavoro è maturo per quell’atteggiamento verso altri propositi e mete di vita che tecnicamente chiamiamo del “sannyasin”, ovvero il discepolo insegnante. Nei vecchi tempi egli lasciava la casa e gli affari e andava per il mondo, seguendo la luce, cercando il Maestro, e sempre insegnando sul suo cammino. Oggi, nella civiltà occidentale e sotto l’albeggiante influsso della Nuova Era, il richiamo è lo stesso, ma il discepolo non abbandona la famiglia e la propria utilità esterna. Resta dov’è, prosegue nei suoi doveri esterni e fisici, ma in lui avviene un grande cambiamento e si riorienta. Il suo atteggiamento verso la vita e gli affari è profondamente alterato. Tutta la sua vita interiore diviene un sistematico ritirarsi… È alquanto diversa dal “distacco”, che si applica principalmente alla natura astrale-emotiva, al desiderio, qualunque siano gli attaccamenti. Questa è invece un’attività mentale; è un atteggiamento della mente che domina tutta la vita personale. Comporta non soltanto il distacco dal desiderio e da ciò che è familiare, desiderato e acquisito da lunga abitudine, ma anche un completo riadattarsi dell’intero triplice uomo inferiore al mondo dell’anima.

È qui che le rette abitudini e i giusti atteggiamenti verso gli affari e le relazioni di famiglia, entrano in gioco e consentono al sannyasin “di continuare la via ascendente con cuore distaccato e libero”, e tuttavia far ciò mentre si compie la giusta azione, il giusto pensiero e il giusto desiderio, verso tutti coloro con cui è legato il suo destino. A questo difficile compito l’anima ti chiama. È il problema principale della tua vita: rimanere libero anche se circondato; operare nel mondo soggettivo mentre sei attivo in quello esteriore; conseguire il vero distacco mentre dai a tutti quel che è dovuto. (5 - 313/4).

(2) Il vero sannyasin, colui che (libero dai compiti più attivi del giovane che si inoltra nel suo campo d’azione) può usare l’esperienza, la saggezza e la conoscenza duramente conquistate, per servire la Gerarchia e l’umanità. Può ora vivere per il prossimo, e trovare in ciò ricompensa, interesse e compensazione di tutte le lotte del passato. (5 - 136/7).

(3) Il periodo che ti attende è quello proprio del sannyasin, di colui che — gustata in pieno l’esperienza della vita — si dedica a vivere secondo i valori spirituali, e li insegna. Rifletti su questo. (5 - 204).

(4) Conforma la tua vita al modello del sannyasin e non restare legato ad attaccamenti del piano fisico. Se tu lo facessi questi t’indebolirebbero, e il dolore del rimanere aggrappato ostacolerebbe i tuoi piedi che inciamperebbero sul Sentiero. Cammina libero, fratello, non attaccarti a nessuno e non legare a te nessuno coi lacci dell’attaccamento. (5 - 253).

(5) Un “sannyasin” deve lavorare per liberarsi da legami d’ogni specie, ma non dalle condizioni e responsabilità circostanti (la distinzione è sottile). Quel che si richiede è l’atteggiamento interiore di remissione completa alla volontà dell’anima, che è la Volontà di Dio, per quanto concerne l’individuo. (5 - 391).

(6) Sii unito alle anime, fratello, ma distaccati dalle personalità… I rapporti personali prosciugano e devitalizzano. (5 - 455).

(7) Sii felice. Sii felice come il sannyasin che (distaccato dal sé inferiore, ma unito al Sé superiore in tutti) abbandona tutto ciò che potrebbe impedire ed intralciare il suo servizio. D’ora innanzi non appartieni a te stesso, né a nessuno, né presti ascolto a richiami terreni. Appartieni ai servitori dell’umanità e a noi. (5 - 464).

(8) Sii un sannyasin, libero, solo con Dio, con la tua anima e me. Quindi, lavora ed ama. (6 - 755).

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[148]

SCUOLE DI OCCULTISMO

(1) Alcune scuole d’occultismo e teosofia hanno preteso d’essere le sole depositarie del Loro insegnamento, le sole organizzazioni che Essi utilizzano per svolgere la propria opera, limitando con ciò la Loro azione e formulando promesse che il tempo e gli eventi non potranno confermare. Indubbiamente i grandi Esseri operano attraverso quei gruppi di pensatori, trasfondendo molta della loro forza nell’opera svolta da quelle organizzazioni, tuttavia hanno discepoli e seguaci ovunque, ed operano attraverso molti gruppi e metodi d’insegnamento. Discepoli di questi Maestri sono attualmente incarnati in tutto il mondo col solo intento di partecipare alle attività e alla diffusione delle verità insegnate dalle varie chiese, scienze e filosofie, producendo in tal modo, entro le organizzazioni stesse, un’espansione, un’apertura e, se necessario una disintegrazione, che altrimenti non sarebbe stata possibile. Sarà opportuno che tutti gli studiosi di occultismo riconoscano tali fatti, e coltivino la capacità di riconoscere la vibrazione della Gerarchia che si manifesta per mezzo di discepoli nei gruppi e nei luoghi più disparati.

In relazione all’opera svolta dai Maestri tramite i loro discepoli, sarà bene stabilire che tutte le scuole di pensiero promosse dall’energia della Loggia sono in ogni caso fondate da uno o più discepoli e che essi, e non il Maestro, sono responsabili dei risultati e del karma che ne consegue. Il metodo impiegato è circa il seguente: il Maestro rivela al discepolo l’obiettivo previsto per un breve ciclo immediato e gli suggerisce gli sviluppi che sarebbero auspicabili. Spetta al discepolo trovare il metodo migliore per ottenere i risultati previsti, e formulare i piani atti ad assicurare una certa misura di successo.

Fatto questo egli avvia il proprio progetto, fonda la sua società od organizzazione e diffonde l’opportuno insegnamento. Egli è responsabile della scelta dei collaboratori, della distribuzione del lavoro a seconda delle capacità e della più opportuna presentazione dell’insegnamento. Il Maestro si limita a sorvegliare con interesse e simpatia il tentativo fintanto che esso è mantenuto all’altezza dell’ideale iniziale e si sviluppa sulla base del puro altruismo. Nel caso in cui il discepolo dimostrasse scarso discernimento nella scelta dei collaboratori, o risultasse incapace di rappresentare la verità, la colpa non dovrà essere attribuita al Maestro. Se il discepolo lavora bene e tutto procede come desiderato, il Maestro continuerà a riversare la Sua benedizione su quel tentativo. Se il discepolo fallisce e se i suoi successori, deviando dall’impulso originario, disseminano errori, pur sempre con amore e simpatia, il Maestro ritirerà quelle benedizioni, trattenendo la propria energia, e cessando così di stimolare ciò che è meglio lasciar morire. Le forme possono sorgere e scomparire e l’interesse del Maestro e la Sua benedizione si riversano in questo o in quel canale; il lavoro può procedere con un mezzo o con un altro, mentre la forza della vita sempre permane, infrangendo la forma inadeguata o utilizzandola quando sia idonea per la necessità immediata. (1 - 52/3).

(2) Il grande ostacolo al lavoro della maggior parte delle scuole esoteriche è il loro senso di separatività e d’intolleranza verso altre scuole e altri metodi. Occorre che chi dirige queste scuole comprenda il seguente fatto. Tutte le scuole che riconoscono l’influenza della Loggia trans-himalayana e i cui membri sono collegati coscientemente o incoscientemente con dei Maestri di Saggezza, quali il Maestro Morya o il Maestro K. H., formano una scuola unica e fanno parte di un’unica “disciplina”. Perciò non sussiste alcun conflitto essenziale d’interessi, e se operano con una certa efficacia, sul piano interiore le diverse scuole e presentazioni sono considerate come un’unità. (13 - 15).

(3) Dovrebbero invece riconoscere che tutti gli studenti di scuole analoghe, e che operano sotto i medesimi impulsi spirituali, sono membri di un’unica scuola e sono collegati fra loro in una fondamentale unità soggettiva… Cesseranno allora gli attuali tentativi di ostacolarsi reciprocamente il lavoro confrontando metodi e tecniche, criticando e diffamando, mettendo in guardia, coltivando il timore e insistendo sull’esclusività. Sono questi atteggiamenti e questi metodi, che attualmente ostacolano l’ingresso della luce pura della verità. (13 - 16/7).

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